Lombalgia: fattori di rischio

I fattori di rischio della lombalgia rappresentano una questione centrale per la sua prevenzione,

ma dalla letteratura emerge una grande difficoltà nella loro individuazione poiché si tratta di un

disordine multifattoriale dall’eziologia spesso insidiosa.

Essi possono essere suddivisi in quattro categorie principali: i fattori costituzionali, occupazionali,

legati allo stile di vita e psico-sociali.

Tra i fattori di rischio costituzionali, che non sono modificabili, ricordiamo:

• il patrimonio genetico, in particolare per le patologie discali;

• l’età, con un maggior rischio di comparsa tra i 35 e i 55 anni;

• il sesso, con un maggiore rischio per le donne, nonostante vari studi in passato non

abbiano trovato differenze significative tra i sessi;

• la statura, con un maggior rischio nelle persone alte;

• le dimensioni del canale spinale, con un maggior rischio se è stretto.

Ma il 37 % di tutte le lombalgie nel mondo sono attribuite a fattori occupazionali: lavoratori

esposti a ripetute vibrazioni, movimenti di torsione o flessione del tronco, movimentazione

manuale di carichi, oppure a mantenute posture in stazione eretta o seduta, come i guidatori di

automezzi, o i muratori sono più soggetti a sviluppare dolore lombare.

I principali fattori di rischio legati allo stile di vita, invece, sono il fumo, a causa dell’effetto

vasocostrittore della nicotina che rende più difficile la normale circolazione sanguigna a livello dei

capillari, comportando irrigidimenti muscolari e dolori che predispongono a malattie muscolo-

scheletriche, la sedentarietà e la scarsa attività fisica, alcune attività ricreative e/o sportive che

sottopongono la colonna a ripetuti microtraumi come contraccolpi, torsioni forzate o flessioni

ripetute. Anche l’obesità (Body Mass Index - BMI > 30) è associata ad un aumento della prevalenza

di lombalgia, in quanto comporta un continuo ed eccessivo sovraccarico di pressione alle strutture

articolari della colonna lombosacrale. Ma vi sono anche vari fattori di rischio psicosociali, come lo

stress, l’ansia e la depressione; nonostante la loro associazione alla presenza di LBP spesso non è

del tutto chiara, vi è evidenza sul loro cruciale ruolo nella trasformazione del dolore da acuto a

cronico.

Tra gli altri fattori psico-sociali vi sono quelli lavorativi, che includono l’insoddisfazione lavorativa,

le scarse relazioni lavorative e l’assenza di supporto nel luogo di lavoro. La lombalgia è un

fenomeno estremamente complesso, non riconducibile ad una sola eziopatogenesi e per tale

motivo è considerata una sindrome a genesi multifattoriale.

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